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Guerra

Author/Uploaded by Louis Ferdinand Céline


 
 
 
 
 
 Louis-Ferdinand Céline
 Guerra
 A cura di Pascal FouchéCon una Premessa di François GibaultTraduzione di Ottavio Fatica
 
 
 Adelphi eBook
 
 
 
 TITOLO ORIGINALE:
 Guerre
 
 
 Quest’opera è protetta dalla legge sul diritto d’autore È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata
 
 
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 Louis-Ferdinand Céline
 Guerra
 A cura di Pascal FouchéCon una Premessa di François GibaultTraduzione di Ottavio Fatica
 
 
 Adelphi eBook
 
 
 
 TITOLO ORIGINALE:
 Guerre
 
 
 Quest’opera è protetta dalla legge sul diritto d’autore È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata
 
 
 In copertina: Otto Dix, Sentinella morta in trincea, dal ciclo La guerra (1924). Acquaforte e puntasecca(tavola 19,8 × 14,4 cm, foglio 47 × 34,5 cm)Museum of Modern Art, New York
 © DIGITAL IMAGE THE MUSEUM OF MODERN ART, NEW YORK/SCALA, FIRENZE
 © OTTO DIX BY SIAE 2023
 
 
 Prima edizione digitale 2023
 
 
 © 2022 ÉDITIONS GALLIMARD PARIS
 © 2023 ADELPHI EDIZIONI S.P.A. MILANOwww.adelphi.it
 
 ISBN 978-88-459-8670-3
 
 
 
 «Mi sono beccato la guerra nella testa».
 La prima pagina del manoscritto di Guerra.
 
 
 
 
 GUERRA
 
 
 PREMESSADI FRANÇOIS GIBAULT
 A sessant’anni dalla morte di Céline ecco in uscita un suo romanzo inedito. L’azione si svolge durante la Grande Guerra e, per l’esattezza, è incentrata sulla ferita riportata dall’autore e sulle sue conseguenze. A menzionare questi duecentocinquanta fogli con il titolo di Guerre era stato lo stesso Céline in una lettera al suo editore Robert Denoël, datata 16 luglio 1934: «Ho deciso di dare alle stampe Mort à crédit, primo libro, e l’anno prossimo Enfance, Guerre, Londres».
 Questo libro ha qualcosa del resoconto e al tempo stesso del romanzo. Un resoconto che, pagina dopo pagina, diventa sempre più romanzesco.
 All’inizio Céline racconta che il 27 ottobre 1914, a Poelkapelle, in Belgio, ferito gravemente al braccio destro e, molto probabilmente alla testa, steso a terra e coperto di sangue, circondato dai morti, schiantato dalla fame e dalla sete, aveva perso conoscenza a sprazzi prima di riuscire infine a rialzarsi.
 Queste pagine hanno un tono veritiero che induce a credere che si tratti della registrazione di ricordi reali, compreso l’episodio del soldato britannico che 
 lo soccorre, con cui parla in inglese e grazie al quale riesce a riguadagnare le nostre linee.
 In una lettera del 5 novembre 1914 indirizzata al fratello Charles, Fernand Destouches, il padre di Louis, scriveva:
 
 
 «È stato colpito sotto Ypres nel momento in cui, in prima linea, trasmetteva gli ordini della divisione a un colonnello di fanteria.
 «La pallottola che l’ha raggiunto di rimbalzo era deformata e schiacciata da un urto precedente; presentava delle sbavature di piombo e delle asperità che hanno provocato una ferita piuttosto larga, l’osso del braccio destro si è fratturato. Gli hanno estratto la pallottola il giorno prima del nostro arrivo al suo capezzale: Louis non ha voluto che lo addormentassero e ha sopportato con molto coraggio la dolorosa estrazione».
 
 
 Nella stessa lettera spiegava che il figlio aveva dovuto fare sette chilometri a piedi per incontrare il secondo scaglione di ambulanze, dove avevano ridotto la frattura. «Doveva andare da Ypres a Dunkerque con un’autocolonna ma il dolore era così lancinante che non è riuscito ad arrivarci ed è stato costretto a scendere a Hazebrouck, dove un ufficiale inglese lo ha portato alla Croce Rossa».
 Il capitano Schneider, comandante del 2° squadrone del 12° reggimento corazzieri, nel quale prestava servizio Louis Destouches, scrisse a Fernand:
 
 
 «Suo figlio è stato ferito, è caduto da valoroso, andando incontro alle pallottole con un impeto e un coraggio che non sono mai venuti meno dall’inizio della campagna».
 
 
 Questo comportamento eroico trova conferma nell’encomio che riceverà più tardi:
 
 «Di collegamento tra un reggimento di fanteria e la sua brigata, si è offerto volontario per portare sotto un violento fuoco un ordine che gli ufficiali di collegamento della fanteria esitavano a trasmettere. Nel corso della missione di consegna dell’ordine è stato ferito in modo grave».
 
 
 Quest’azione gli valse, già il 24 novembre, la medaglia militare, legion d’onore dei sottufficiali e dei soldati semplici, e poi la Croce di Guerra appena venne istituita nell’aprile 1915.
 Le prime pagine del libro corrispondono perciò a quanto è effettivamente accaduto a Poelkapelle il 27 ottobre 1914, anche se rimane il dubbio sulle circostanze in cui quello stesso giorno Céline avrebbe ricevuto un colpo alla testa, quando fu scagliato contro un albero da un’esplosione. La lesione non è mai stata certificata, ma è innegabile che Céline si sia lamentato per tutta la vita di nevralgie, accompagnate da fortissimi acufeni, come se un treno gli passasse nella testa.
 Marcel Brochard, che conobbe Louis Destouches a Rennes, parlava di un’alterazione del timpano dovuta al fragore delle esplosioni sul campo di battaglia. Invece il suocero, il professor Follet, attribuì i disturbi a un tappo di cerume e praticò un’insufflazione tubarica che provocò un peggioramento del malessere. In seguito Élie Faure, che era medico, ipotizzò che la causa fosse la sindrome di Ménière, alla quale Céline fa riferimento varie volte nei suoi scritti.
 Helga Pedersen, ex ministro della Giustizia danese ed ex presidente della Fondazione Mikkelsen, mi ha messo a disposizione un documento in suo possesso, scritto di pugno di Céline, che costituisce una specie di diagnosi, nel quale si legge:
 
 
 «TESTA. Mal di testa permanente (o quasi) (cefalea) contro il quale è pressoché inutile qualunque farmaco. Prendo otto pastiglie di Gardenal al giorno 
 – più due aspirine, mi fanno tutti i giorni dei massaggi alla testa, che sono molto dolorosi. Ho spasmi cardiovascolari e cefalici che mi impediscono ogni sforzo fisico – (e la defecazione).
 «Orecchio: orecchio sinistro completamente sordo, con ronzii e intensi fischi ininterrotti. Tale è la mia condizione dal 1914 quando, dopo la prima ferita, fui scagliato contro un albero dallo scoppio di una bomba».
 
 
 Lucette Almansor, che ha vissuto con Céline dal 1935 fino alla morte di lui nel 1961, ha confermato i dolori alla testa cui lo scrittore fa riferimento in vari romanzi e in numerose lettere.
 La leggenda vuole che sia stato trapanato – leggenda che lui stesso ha lasciato circolare senza mai smentirla. Perciò nel 1962, nella Prefazione alla prima edizione di Viaggio al termine della notte

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